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    Titolo del film: THE WOMEN (The Women)

Regia e Sceneggiatura: Diane English

Soggetto: tratto dalla omonima commedia teatrale di Clare Boothe Luce, e dalle sceneggiature di Anita Loos (sceneggiatura del 1939) e Jane Murfin (sceneggiatura del 1939)

Fotografia: Anastas N. Michos  

Musica: Mark Isham 

Interpreti: Meg Ryan (Mary Haines), Annette Bening (Sylvia Fowler), Eva Mendes (Crystal Allen), Debra Messing (Edie Cohen), Jada Pinkett (Smith Alex Fisher), Bette Midler (Leah Miller), Candice Bergen (Catherine Frazier), Carrie Fisher (Bailey Smith), Cloris Leachman (Maggie), Debi Mazar (Tanya), India Ennenga (Molly Haines), Joanna Gleason (Barbara Delacorte), Ana Gasteyer (Pat), Lynn Whitfield (Glenda Hill), Natasha Alam (Natasha), Marina Re (Helene), Maya Ri Sanchez (Dora), Christy Scott Cashman (Emily), Jana Robbins (Commessa negozio lingerie), Jordan Schechter (Ashley), Tilly Scott Pedersen (Uta), Jill Flint (Anne).

Genere, durata e nazionalità: Commedia, 104', Gran Bretagna

   
         
    Trama    
         
    Rassegna Stampa    
         
       Marianna Cappi - da www.mymovies.it

   Le women di oggi: più indulgenti e meno moderne di quelle di Cukor

   La vita perfetta di Mary Haines va in crisi quando, facendo la manicure da Saks sulla Quinta Strada, apprende dalla ciarliera estetista che suo marito, un magnate della finanza, ha una relazione appassionata con la commessa addetta alla profumeria. Come se non bastasse, la sua migliore amica Sylvia, per non perdere il posto di lavoro alla guida di una rinomata rivista, vende la privacy di Mary a una nota cronista mondana in cambio di una rubrica con la sua firma. Sconvolta, Mary comincia a preoccuparsi innanzitutto di se stessa e, così facendo, finisce per ritrovare la fiducia e l'affetto degli altri.
L'autrice e produttrice televisiva Diane English porta a compimento con The Women il progetto, cullato per 14 anni, di ricondurre sullo schermo la commedia omonima di Clare Booth Luce che già aveva ispirato il film di Cukor del 1939.
La distanza tra la passerella di Meg Ryan, Annette Bening ed Eva Mendes e quella di Norma Shearer, Rosalind Russell e Joan Crawford è siderale in termini di contesto, di senso –qui si palpita per le amiche, là per gli uomini- e di forma –qui ci si coccola, là si graffiava senza pietà. Basterebbe il defilé finale a chiudere i conti del paragone: nel '39 si esibivano modelli bizzarri, si osava, nel 2008 si propongono quasi in sordina modelli indiscutibilmente eleganti, castigati e monocromi. Il gap di fantasia è evidente. Resta qualche citazione e l'idea portante di relegare ogni personaggio maschile nel fuoricampo, ma bisognerebbe capire se la English è conscia del fatto che, così facendo, il maschio diventa più che mai centrale, motore dell'azione, oggetto del desiderio.
Va detto che non mancano le battute riuscite, in bocca a personaggi secondari di grandissima presa, da mamma Candice Bergen a tata Tilly Scott Pederson, dalla finta burbera Cloris Leachman alla filosofa pragmatica Bette Midler, al punto che non è assurdo fantasticare un ribaltamento tra primarie e secondarie; il risultato potrebbe essere esplosivo. Alla fine dei conti, infatti, il problema di queste "women" è che parlano come dei manuali di autostima, si confidano tutto e tutto si perdonano. Ma se non c'è eros, non ci sono contrattempi, non c'è nemmeno vero dramma … dov'è la commedia?
Dire per non dire è sempre stata la cifra della commedia americana di qualità, parlar d'altro e omettere per poter affermare, tra le righe, il vero indicibile. Il tradimento di questo assunto da parte del film della English è il dolore più grande per lo spettatore, molto più crudele delle corna di mister Haines.

   
         
       Maurizio Porro - Da Il Corriere della Sera, 17 ottobre 2008

   Un capolavoro rifatto ma in stile sit-com

   Bugiardo e incosciente, come cantava Mina, chi ha rifatto il capolavoro del cinismo sofisticato della commedia Donne di Cukor, anno di grazia ' 39. Nel nuovo film, anche se il gruppo delle attrici è notevole ma non al top (Meg Ryan, Benning, la Mendes e, migliori, le veterane Leachmann e Bergen) il tono si è involgarito, omologato e adeguato allo stile sit com di «Sex and the city». Resta la storia dell' adulterio vip messo in piazza dalla manicure e della riseduzione del maschio e della rivalità dell' amicizia femminile. Tutte donne meno un neonato finale: ma la raffinatezza dialogica della Boothe Luce, cui si deve la commedia, scompare nella versione della deb Diane English dagli strali bassi e dal gossip alto, mentre l' attualità del comune senso del pudore prevede un' omosessuale nera al posto della single di un dì. Crawford, Shearer, Russell se ci siete battete un colpo! Voto 5

   
         
       Boris Sllazzo - Da DNews, 16 ottobre 2008

   Tra "duelli" in biancheria e un cast davvero stellare inno striminzito alle donne

   Donne con le gonne, donne in cerca di guai, donne sull'orlo di una crisi di nervi, dalla musica al cinema ne abbiamo in tutte le salse. Diane English ha voluto omaggiarle tutte con un tributo remake. Diciotto milioni di dollari il budget, cast stellare: le magnifiche sette sono Meg Ryan, Annette Bening, Eva Mendes, Debra Messing, Jada Pinkett Smith, Bette Midler e Candice Bergen. E molte altre ancora e senza uomini-di loro si parla e basta- in ossequio all'originale anteguerra di Cukor. Solo che quest'ultimo fu feroce e corrosivo, raccontando femmine l'un contro l'altra armate, ispirandosi a una commedia teatrale della giornalista di Vanity Fair Clare Boothe Luce, riletta e corretta da Jane Murfin e Anita Loos, autrice del mitico Gli uomini preferiscono le bionde. Qui si capovolge il tutto, si racconta la solidarietà femminile e le dure prove di una casalinga frenetica e disperata (Ryan), una direttrice di rivista (Bening), una mamma compulsiva e felice (Messing) e una scrittrice satirica lesbica (una Jada Pinkett Smith in gran forma). Vengono sconvolte dal tradimento del marito della prima con la "profumiera" Eva Mendes e nasce una battaglia furbetta e buonista. Pessima prova d'autrice, si salva con quelle d'attrice (i cammei soprattutto), un duello in biancheria intima Ryan-Mendes che pochi uomini dimenticheranno e qualche buona battuta disseminata qua e là, ma niente che Sex and the City e le Desperate Housewives non ci abbiano già detto con raffinata perfidia. Davvero troppo poco, un film striminzito come l'espressività delle due protagoniste: Annette e Meg, amiche e nemiche per la pelle, neanche nelle scene di pianto, grazie ai loro chirurghi, muovono un solo muscolo facciale.

   
         
       Alessandra Levantesi - Da La Stampa, 10 ottobre 2008

   Per sole donne rimpiangendo Cukor

   A Broadway nel 1936 la trovata che fece il successo della commedia The Women di Clare Boothe Luce (poi ribadito nel '39 dal film di culto di Cukor) fu quella di non far comparire i personaggi maschili, facendo svolgere una vicenda di tradimento coniugale in un giro tutto femminile. A oltre 70 anni di distanza lo stesso marchingegno appare poco convincente nell'ennesima ripresa del copione firmato Diane English, che ne approfitta per strizzare l'occhio al modello di Sex and the City. Amiche meno pettegole e dispettose che nell'originale, sapore amaro dolcificato in un'accentuazione più umoristica e interpreti, con in testa una scialba Meg Ryan, non all'altezza delle dive di Cukor.

   
         
       Francesco Alò - Da Il Messaggero, 10 ottobre 2008

   Le donne, il sesso, la città. E il ricordo di Cukor

   Remake di Cukor o di Sarah Jessica Parker? Sulla carta The Women della regista donna Diane English è un rifacimento dell'omonimo film del '39 del regista delle donne George Cukor. Sullo schermo questa simpatica sarabanda al femminile è chiaramente una versione più comica, economica e letteralmente senza uomini di Sex and the City. Quattro amiche e una separazione: la direttrice della rivista femminile Sylvie (Annette Bening), la scrittrice in fase saffica Alex (Jada Pinkett Smith), la supermamma Edie (Debra Messing) e la candida Mary (Meg Ryan), colei che scopre il marito adultero in flagrante. Crisi. Le amiche si spalleggiano, fanno gruppo ma purtroppo scoprono che il tradimento serpeggia anche tra loro.
Film a episodi fatto di interni, strade newyorchesi, profumerie, negozi di vestiti e divismo al femminile. La piacevole opportunità di ammirare lo stile di diverse leonesse: la Ryan (l'unica con la Bergen ad aver lavorato con Cukor in Ricche e famose dove erano già mamma e figlia) torna con successo alla fidanzatina d'America acqua, sapone e labbrone, la Bening splende come fragile maschiaccio ma rubano la scena anche le divine Candice Bergen ("Mi sono guardata attorno e mi sono accorta che ero rimasta l'unica sessantenne" quando spiega alla figlia perché si è fatta il lifting) e l'inossidibale Cloris Leachman (colei che faceva nitrire i cavalli in Frankenstein Junior), qui burbera domestica. Non male anche Eva Mendes nel ruolo dell'amante che fu di Joan Crawford nell'originale. La Crawford era sguardo maliardo. La Mendes corpo gagliardo. Che donne.

   
         
       Tullio Kezich - da Il Corriere della Sera, 10 ottobre 2008

   Nuove «Donne» senza grinta

   «T rii dònn el mercà de Saronn» si dice (o si diceva?) a Milano; e figuratevi che razza di mercato vien fuori, molto più frastornante di quello di Saronno, quando le donne sono, come in The Women, non tre ma 30. Anzi, mi correggo: 44. Tante furono le attrici nell' allestimento a Broadway della commedia originaria di Clare Boothe; e altrettante se ne contarono nello spettacolo diretto da Lamberto Picasso in una Roma appena liberata, con Tina Lattanzi, Vivi Gioi e Valentina Cortese. Com' è risaputo, anche attraverso le precedenti versioni per lo schermo di George Cukor (Donne, 1939) e David Miller (Sesso debole, 1956), la trovata consiste nell' escludere totalmente gli uomini, un marchingegno accettabile per una dozzina di scene che si svolgono in interno, più acrobatico nell' attuale film d' esordio della televisiva Diane English, che estende il bando al maschio negli uffici, nei grandi magazzini e perfino nelle strade di New York. Di fronte a questo panorama affiora una domanda: come sarebbe la terra senza uomini? Migliore, probabilmente. Niente più eserciti, niente camorra né mafia, niente tromboni politici in tv. E' inutile tuttavia cullarsi nelle illusioni anche perché il maschio, nonostante l' assenza, incombe nel film dal principio alla fine. Il marito fedifrago telefona, manda fiori e bigliettini e viene continuamente tirato in ballo da moglie, figlia, amante, servitù e amiche di famiglia finché è fatale che ricompaia (ma non ce lo fanno vedere). Uscendo dall' ombra dell' uomo la labile trama non esisterebbe; e infatti si ripete pari pari dopo 70 anni: Mary scopre che il marito la tradisce con una procace commessa, chiede il divorzio, se ne pente e poco a poco cede alla tentazione di riavvicinarsi all' ex coniuge. Tutto rimane uguale al di là dall' indispensabile aggiornamento a un oggi in cui le donne sono in carriera, fumano marijuana, non respingono un' amica di colore e lesbica per di più. Penso che da razzista e perbenista, se fosse ancora in vita, Clare Boothe (divenuta Luce per il matrimonio con il magnate di Time e Life) inorridirebbe di fronte al panorama permissivo del XXI secolo. Ambasciatrice a Roma dal ' 53 al ' 56, la signora fece di tutto per rendere odiosa l' America agli occhi degli italiani, proprio come fa adesso di fronte al mondo intero Sarah Palin. Alla insistenze della poco diplomatica Luce, che lo incitava senza posa a perseguitare comunisti e atei, lo spazientito Pio XII reagì con una battuta spiritosa: «Signora, sono cattolico anch' io». Una sortita per fortuna ormai inconcepibile indusse poi Clare, nell' agosto ' 55, a pretendere (e si badi bene, a ottenere!) la cancellazione dalla Mostra di Venezia di un nobilissimo film presunto «antiamericano», Il seme della violenza di Richard Brooks. Il copione di The Women ha sempre avuto successo, fin dalle prime 657 repliche a Broadway. Scarsa fortuna ha invece in Usa questa ennesima rifrittura, resa più sbiadita smussando la cattiveria del gruppo di amiche per ispirarsi banalmente al modello di Sex and the City. Tra le numerose attrici, la protagonista Meg Ryan non è al suo meglio, la bisteccona Eva Mendes è impresentabile (soprattutto pensando che nel film di Cukor l' interprete era Joan Crawford, mangiauomini di gran classe) e Betty Midler si spreca in una macchietta superflua. Non è male Annette Bening, anche se hanno spuntato le unghie al suo personaggio di impicciona, ma l' unica che vale una visita è la veterana Cloris Leachman (già vincitrice di un Oscar) nei modesti panni di una governante finta cinica. Si vorrebbe, quando è di scena lei, che le altre donne smettessero di starnazzare tutte insieme. Come al mercato, appunto.  

   
         
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